La Carta di Udine e l’umanizzazione delle cure
Udine ha ospitato il convegno sulla umanizzazione delle cure e il benessere organizzato dal presidente degli Stati Generali, il professor Massimo Robiony, al quale ha partecipato il professor Massimo Massetti. L’iniziativa è stata insignita dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, della Medaglia del Presidente della Repubblica.
È stata un’occasione chiara, questa che si è tenuta a fine novembre nell’Aula Strassoldo alla quale ha inviato un messaggio di adesione il ministro Orazio Schillaci per tracciare una rotta chiara e condivisa verso una Sanità più vicina ai cittadini. La Sanità italiana da sempre esempio di eccellenza e solidarietà si trova oggi di fronte a una trasformazione profonda determinata sia dall’evoluzione dei bisogni dei cittadini e dai rapidi mutamenti tecnologici, economici e culturali. Questo scenario ci impone di ripensare il modello di cura per assicurare universalità e gratuità delle prestazioni sanitarie in un contesto che cambia rapidamente.
Il Manifesto «Dignitas Curae» ci offre una visione illuminata, concreta, per una Sanità a misura d’uomo, una Sanità che guarda la persona oltre che la malattia.
Questo documento ci invita a superare la frammentarietà attuale dei percorsi di cura, promuove un approccio integrato nel quale ogni paziente venga accompagnato nel proprio percorso diagnostico e terapeutico con attenzione e rispetto per la sua unicità. Un esempio pratico di questa prospettiva è rappresentato dalla Carta di Udine per la umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo che punta a rafforzare il significato di presa in carico globale della persona integrando aspetti etici, umani e scientifici con l’innovazione tecnologica ed organizzativa.
Siamo impegnati a risolvere criticità che con il tempo si sono acuite. Una popolazione sempre più anziana e spesso sola, la necessità crescente di risorse per stare al passo con le evoluzioni tecnologiche e scientifiche e una struttura organizzativa che non sempre risponde con efficacia ai bisogni dei cittadini.
La soluzione non può limitarsi a tamponare i sintomi di questi problemi: deve mirare a una revisione sostanziale dei modelli organizzativi e all’ottimizzazione dell’uso delle risorse.
La risposta passa attraverso una Sanità capace di adattarsi ai nuovi scenari demiologici e demografici. Questo significa superare il modello centrato sull’ospedale, rafforzare la medicina territoriale e promuovere una piena integrazione socio-sanitaria.
Allo stesso tempo la digitalizzazione dei servizi offre opportunità straordinarie per migliorare la continuità e la qualità delle cure. Tuttavia, non dobbiamo perdere di vista l’importanza della dimensione umana della medicina. La tecnologia deve essere un mezzo per avvicina, non per allontanare, deve aiutarci a costruire un sistema sanitario che consideri il paziente nella sua totalità, non solo come portatore di una patologia ma come una persona con una storia, emozioni e bisogni complessi.
Non meno importante è il lavoro sul benessere organizzativo che riconosce quanto sia cruciale il ruolo di tutti i professionisti della Salute nel garantire la qualità dei servizi. L’umanizzazione delle cure si realizza anche mediante ambienti di lavoro deve le competenze possono esprimersi al massimo in un clima di collaborazione e fiducia reciproca.
L’obiettivo è chiaro: mettere la persona al centro del Servizio Sanitario, garantire cure che siano rispettose della dignità dei bisogni individuali.
È una sfida importante ma indispensabile.
La Carta di Udine è articolata in tre ambiti: l’umanizzazione delle cure in chiave moderna (in 13 punti: umanizzazione delle cure come modello di civiltà; presa in cura della persona nella sua interezza; accogliere storia e narrazione del paziente; promozione della salute e della prevenzione; cooperazione con gli enti del terzo settore; tecnologia al servizio della persona; garantire il benessere organizzativo; favorire l’integrazione tra ospedale e territorio per la continuità del percorso di cura; garantire l’evoluzione del servizio sanitario nazionale; garantire la sicurezza, la sostenibilità e la resilienza); la qualità della cura intesa come assistenza centrata sul paziente, cioè efficace, sicura, accessibile, tempestiva, equa, efficiente; un modello di cura con ricadute pratiche sulle persone attraverso quattro aree: ricerca, formazione, clinico-assistenziale e organizzativo-gestionale, valutazione dei risultati.
«Il nostro obiettivo – ha spiegato il presidente degli Stati generali, Massimo Robiony, componente del Tavolo tecnico ministeriale per l’umanizzazione delle cure e il benessere organizzativo del Ministero della salute – è progettare la sanità del futuro fondandola sulla centralità della persona per rispondere in maniera efficace, efficiente e appropriata alle esigenze dei pazienti e dei professionisti della salute».